martedì 4 marzo 2014

La grande bellezza... la mia recensione.


Questo è uno di quei film consumati come un vecchio pugile cieco da un occhio. I suoi muscoli non reagiscono come a vent'anni, ma sa picchiare duro, picchiare dove fa male, senza prendere ammonizioni, solo qualche richiamo dall'arbitro, ma subito si scusa, un colpo maldestro dice, un colpo sfuggito al controllo dice e ripreso l'incontro ricomincia a picchiare sotto la cintura.

Questo film mi suona così. Un film di colpi talmente bassi che andrebbe squalificato, se si vedessero.

Un film che non vende banalità, le mette in mostra, le agghinda, le concia a festa e per le feste, le schiaffa su un muro con tanto di riflettore puntato sopra.


Merda d'artista, Manzonianamente parlando.

Certo ricorda Fellini, con quel modo provocatorio di mostrare la vita vera, che comunque vera troppo non DEVE sembrare. Parodiando se stessa la vita presentata nel film diventa un'immagine reale, quasi riconoscibile. Pensandoci meglio ci si accorge che non dovrebbe esserlo. Nessuno vive quella vita perché quella vita non esiste.

Bando alle ciance pseudofilosofiche e alle mie pippe mentali.

Il film mi ha colpito.

Mi è piaciuto?... Sì, non posso affermare il contrario.

E' bello?... Boh?!?!??!

A volte talmente surreale da infastidirmi, infastidirmi molto.

A volte così reale da infastidirmi, infastidirmi molto.

A volte poetico.

A volte esagerato.

Alieno.

Facile.

E molte molte altre cose... molte non belle... ma alla fine un film che smuove così tanto non può essere un film che passa inosservato.

Citando il protagonista: sparuti e incostanti sprazzi di bellezza.


Alla fine, pur essendo impossibile immedesimarsi in lui, che vive una vita romanzata, non possiamo che partecipare alla sua grottesca baraonda. Senza quell'empatia comune in film meno "Felliniani", ma comprendendone la  barcollante coerenza.

Quindi che dire... il film è da vedere. Mentre scrivo questa recensione mezza Italia lo starà guardando. Quindi questo consiglio risulterà inutile.

Per chiunque non lo avesse visto, ebbene, fate lo sforzo di sfondare la porta dei primi 10 minuti di film. Che sono il vero grande e presuntuosissimo filtro del film. Come Eco nel suo "Il nome della rosa" anche Sorrentino ha voluto filtrare gli spettatori irritandoli subito nei primi minuti.

La cosa mi lascia un po' basito, più che altro perché un libro puoi anche chiuderlo e non leggerlo più, ma se sei al cinema mica puoi spegnere. Vabbè paturnie mie.

Alla fine io l'oscar glielo avrei dato?... Boh!... prima mi vado a guardare gli altri candidati e poi ne riparliamo.

See you space cowboy.

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